Ieri sera sul tardi sono arrivato a Mardin, profondo sud della Turkia, a due passi dalla Siria e dall’Irak .
Ho trovato un bell’albergo, Artuklu Karavanserai Otel, sempre su suggerimento della Lonely Planet.
E’ un vecchio caravanserraglio ben ristrutturato proprio al centro della parte storica di Mardin. Questa cittadina mi ricorda i nostri paesi medioevali dell’Italia centrale: abbarbicata in cima a un monte da cui si gode un panorama sensazionale della pianura mesopotamica. Molti palazzi sono in pietra giallastra, ben strutturati e decorati con i tipici intarsi che mi sembrano più arabi che ottomani. Del resto questo è un posto di frontiera dove si mescolano popolazioni arabe-curde- turche. La gente, da quello che ho capito, parla le tre lingue . Forse la convivenza non è delle più facili ma al turista non è dato di capire . Apparentemente sembra di si. Comunque la presenza della polizia e dell’esercito è davvero appariscente.
Sto scrivendo sulla terrazza dell’albergo: la veduta non è magnifica perché hanno pensato bene di costruire una casa nuova proprio per impedire la veduta del panorama. Però si sta bene perché è ancora fresco e il cielo di una limpidezza trasparente, non ancora sciupato dalla calura del giorno che lo rende quasi bianco.
Oggi mi voglio riposare e riprendere un po’ il fiato dopo quattro giorni di trasferimento, con tappe lunghe e faticose ma tutto sommato anche interessanti.
Questa è la terza volta in 3 anni che attraverso la Turkia per tutta la sua lunghezza a tre diverse latitudini. Ormai mi sento a casa in questo paese.
La prima cosa che colpisce del paesaggio turco è lo sviluppo incredibile della sua agricoltura. Sull’altopiano anatolico ad esempio si viaggia per centinaia di km in un campo di grano, e in questo periodo le stoppie giallo oro che riverberano i raggi del sole sembra ti buttino più caldo. E i contadini sono forniti di attrezzature all’avanguadia, segno inequivocabile di abbondanza.
La prima notte ho fatto sosta ad Usak , dove l’unica attrazione è dormire al Domisoglu (secondo L.P. e anche secondo me). Anche questo un antico caravanserraglio splendidamente ristrutturato a fine ottocento da un architetto francese. Bello davvero!!
Dopo altri quattrocento km il giorno dopo sono arrivato a Konia, considerata la città più tradizionale e religiosa della Turkia. Guai a chiedere una birra, soprattutto in questo periodo di ramadan. A proposito la sera prima a Usak ho chiesto dove potevo bere una birra e mi hanno indicato un posto seminascosto in una viuzza vicino all’albergo. Ci vado già pregustando la mia Efes. Salgo le scalette a chiocciola quasi bue e mi ritrovo in un vero e proprio “casino”, con quattro prostitute ucraine (!) che si davano da fare con i clienti. Naturalmente io mi sono bevuto le mie due Efes ghiacciate e sono andato a dormire. E’ proprio vero che il peccato dell’alcol va vissuto in un luogo di perdizione!!
Terza sosta ad Adana, città confusa, rumorosa, cresciuta male. Da dimenticare. In genere le città turche, soprattutto quelle di provincia , hanno avuto una grande crescita urbana negli ultimi 30-40 anni che è stata gestita con un certo criterio, dove si notano subito i servizi di trasporto efficienti, giardini ben tenuti e molto pulite per essere già in oriente. Ma Adana è una triste eccezione.
Molti nomi di città che ho attraversato mi hanno ricordato le prime comunità cristiane che si sono sviluppate proprio in questa regione: Tarsus, la città di Paolo (San), Urfa, Antiochia. Ah! Reminiscenze giovanili!!
Nonostante i tanti km percorsi in cosi’ breve tempo mi sento davvero in forma. Anche la vespa va che è un piacere. Mi sono dato la regola di fermarmi ogni 50-60 km per farla freddare un pochino perché le temperature sono davvero alte, sempre intorno ai 105- 110 gradi fareneit (a proposito quanti gradi celsius sono?) . Ne approfitto anch’io per bere e fumarmi una sigaretta. Gli unici posti dove si trova un po’ di ombra sono i distributori di benzina e quando mi vedono arrivare stracarico e a bordo di questo minuscolo mezzo per simili viaggi mi offrono spesso una tazza di te, con le solite domande: da dove vieni e dove vai. Devo dire che qua tutti sanno dove è il Kazakistan,al contrario che in Italia.
Penso che i prossimi giorni cominci il difficile, perché le strade non sono più di grande comunicazione, si va verso i monti e siamo in Kurdistan, dove l’esercito turco è ancora vissuto come occupante. Devo anche informarmi se il confine con l’Iran che intendo attraversare è regolarmente aperto agli stranieri, perché si trova in un posto particolarmente isolato. Oggi farò una visita alla Polisi di Mardin.
105-110 Farenheit sono 40-43 Celsius
RispondiEliminapierluigi