mercoledì 31 agosto 2011

DA MARY A BUCHARA 26 agosto


Il visto del Turkmenistan è solo di transito, di 5 giorni, e considerando come sono burocraticamente fiscali decido che è meglio lasciare questo paese prima possibile, tanto non c’è molto da vedere. Ci sarebbero le rovine di Merv a una ventina di km da qui, nel deserto, ma un gruppo di italiani di “avventure nel mondo” incontrato ieri sera nel mio stesso albergo me ne ha parlato piuttosto male. Loro sono stati anche ad Ashkabad, la capitale, e sono rimasti impressionati dall’imponenza e stile kitch dei palazzi del potere. C’è persino un museo dedicato al leader maximo che ripercorre tutti i momenti significativi della vita di Turkmenbashi, padre dei turkmeni. Ecco lì la stupidità arriva ai massimi livelli. E il tutto ingabbiato in una struttura in marmo bianco. Quanti soldi buttati al vento! Facessero un po’ di strade che qui sono pessime!!

Il percorso da Mary a confine Uzbeko è di nuovo nel deserto. Sono 200 km circa di sabbia ma fortunatamente non fa troppo caldo, al massimo si raggiungono 102 gradi F. Tra una buca e l’altra arrivo al confine e squilla il mio cellulare. E’ Lorenzo che mi dice di essere ricoverato all’ospedale di Almaty per una polmonite. FINE DEL VIAGGIO.Nonostante le rassicurazioni sulla salute di Lori da parte di mia moglie non mi sento nello spirito della vacanza e ho bisogno di tornare al più presto a casa , ad Almaty. Rivedo tutti i miei progetti di andare in Pamir e Kyrghistan e decido di tagliare dritto verso nord e attraverso l’Uzbekistan arrivare in Kazakstan. Ci sono ancora 1500 km circa e in 5-6 giorni dovrei arrivare ad Almaty. L’uscita dal Turkmenistan è meno problematica del previsto ma devo ancora pagare tasse non so a che titolo (sempre su regolare ricevuta però). E invece gli Uzbeki sono sorprendentemente efficenti, qui hanno scoperto il computer per le registrazioni del caso e in un’ora circa posso ripartire alla volta di Bukara, altra mitica sosta delle carovane sulla via della seta. Il panorama cambia perché qui il sistema di irrigazione sovietico è ancora molto efficace, per cui la campagna è molto verde e ai lati della strada c’è una fila continua di alberi di gelso, usati per la coltivazione dei bachi da seta, e pioppi, che danno un’ombra ristoratrice al viaggiatore in vespa che, come si sa, non ha l’aria condizionata. Arrivo in tarda serata davanti all’Ark di Bucara , che è un vero e proprio castello dell’ultimo emiro . Un giovane dai modi molto gentili e in un inglese perfetto, quasi oxofordiano , mi propone l’albergo dove lavora. E’ a due passi da lì, è nuovo e molto pulito, e il prezzo giusto. Accetto soprattutto per il modo di fare di questo giovane: ha solo 18 anni e sembra entusiasta del lavoro che fa.
Buonanotte Buchara.

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