Ho fatto tappa a Mashad solo perché dovevo prendere il visto di transito per il Turkmenistan. Alle otto sono già davanti alla porta del consolato. Dovrebbero aprire alle 8,30 ma fino alle 9,30 non si fa vivo nessuno.
I turkmeni sono maestri nel complicare le cose semplici: ho dovuto discutere per mezz’ora con l’impiegato perché il visto di proseguimento per l’Uzbekistan era su un mio vecchio passaporto e non su quello nuovo che ho appena rifatto perché le pagine erano finite. Dopo una serie di telefonate si convince che avevo diritto al visto ma me ne fa uno doppio, sul vecchio passaporto e su quello nuovo, e così spendo 100 dollari anziché la metà.
Comunque , contento come una pasqua, a mezzogiorno posso avere il mio visto.
Mashad è una città meta di pellegrinaggio degli sciiti perché c’è la tomba di non so quale importante Imam e il Ramadam è particolarmente sentito. Non c’è donna senza hijab e ho visto qualcuna anche con il burka. Semplicemente penoso.
Non c’è niente da vedere o da fare a Mshad, per cui mi rintano nel mio albergo decadente cercando inutilmente di di aprire il mio blog o la mia posta. Non c’è verso.
Ma per fortuna compare il figlio del proprietario, un giovane di una trentina di anni, con cui ho una piacevole conversazione. Ho esternato tutte le mie critiche sul paese che lui condivideva a pieno, però di fronte al mio scetticismo per la possibilità di cambiamento mi ha parlato di una società dalla doppia morale, terribilmente ipocrita, dove tutto quello che non si fa in pubblico si può fare in privato. L’importante è che i mullah non vedano. Del resto vuoi che i giovani (tra l’altro il 70% della popolazione ha meno di 30 anni) non abbiano nessun tipo di rapporto con l’altro sesso? O che le donne siano contente a vestire in quel modo anche a 40 gradi di temperatura? O che desiderino tutte a vivere chiuse in casa in attesa di qualcuno che le sposi?
Può darsi che tu abbia ragione , caro amico, ma che tristezza!!!
I turkmeni sono maestri nel complicare le cose semplici: ho dovuto discutere per mezz’ora con l’impiegato perché il visto di proseguimento per l’Uzbekistan era su un mio vecchio passaporto e non su quello nuovo che ho appena rifatto perché le pagine erano finite. Dopo una serie di telefonate si convince che avevo diritto al visto ma me ne fa uno doppio, sul vecchio passaporto e su quello nuovo, e così spendo 100 dollari anziché la metà.
Comunque , contento come una pasqua, a mezzogiorno posso avere il mio visto.
Mashad è una città meta di pellegrinaggio degli sciiti perché c’è la tomba di non so quale importante Imam e il Ramadam è particolarmente sentito. Non c’è donna senza hijab e ho visto qualcuna anche con il burka. Semplicemente penoso.
Non c’è niente da vedere o da fare a Mshad, per cui mi rintano nel mio albergo decadente cercando inutilmente di di aprire il mio blog o la mia posta. Non c’è verso.
Ma per fortuna compare il figlio del proprietario, un giovane di una trentina di anni, con cui ho una piacevole conversazione. Ho esternato tutte le mie critiche sul paese che lui condivideva a pieno, però di fronte al mio scetticismo per la possibilità di cambiamento mi ha parlato di una società dalla doppia morale, terribilmente ipocrita, dove tutto quello che non si fa in pubblico si può fare in privato. L’importante è che i mullah non vedano. Del resto vuoi che i giovani (tra l’altro il 70% della popolazione ha meno di 30 anni) non abbiano nessun tipo di rapporto con l’altro sesso? O che le donne siano contente a vestire in quel modo anche a 40 gradi di temperatura? O che desiderino tutte a vivere chiuse in casa in attesa di qualcuno che le sposi?
Può darsi che tu abbia ragione , caro amico, ma che tristezza!!!
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