mercoledì 31 agosto 2011

DA MASHAD A MARY 25 agosto

Mi avvio presto verso il confine turkmeno. Finalmente lascio l’Iran. Sì finalmente, perché non ne potevo più di questo paese depresso e represso. Gente splendida, cortesissima e disponibile come forse da nessun altra parte. Ma basta parlarci un po’ e rivela la propria tristezza, la disperata accettazione di questo moralismo medioevale, pervasivo di tutti i comportamenti  anche i più banali, come non poter fumare o bere in pubblico durante il ramadan.
Forse il mio giudizio negativo è condizionato dal periodo meno opportuno per visitare questo paese, con un caldo atroce e in ramadan. Mah, può darsi, però non sopporto i paesi dove tutto è comandata da qualcun altro in base alle sue idee non discutibili. E poi di esteticamente bello ho visto solo Yadz e la piazza di Esfahan ,il resto è da dimenticare.
Iran ti lascio volentieri e mi dispiace per la tua gente.
Corro verso il Turkmenistan in un paesaggio piatto, poca vegetazione e tanti pastori. Villaggi minuscoli di paglia e fango.
Il passaggio della frontiera come al solito richiede almeno tre ore .La parte iraniana è abbastanza veloce, ma quella Turkmena  arriva a dei livelli di burocratismo addirittura comici. Son dovuto passare attraverso una decina di uffici, mostrare continuamente il passaporto e tutti che compilavano moduli in duplice copia con relativa carta carbone. Il massimo è stato entrare in una stanza con 5 scrivanie, in ognuna due addetti , uno compilava un modulo e l’altro lo registrava su un librone. E poi timbri su timbri e firme e controfirme: non ci ho capito nulla, so solo che ho dovuto pagare una cinquantina di dollari ( su regolare ricevuta) per tasse varie, tra cui tasse di registrazione e di disinfezione di veicolo. Chissà che batteri può portare la vespa!! Che abbiano capito che ha un nome di insetto?
Tanti sorrisi e ringraziamenti e mi avvio verso Mary. Con mia grande sorpresa rivedo le donne e non più tante macchie nere e informi. Qui indossano vestiti coloratissimi , lunghi fino alle caviglie, ma leggeri e fluttuanti. E sono anche belle. E quando chiedo informazioni mi guardano diritto negli occhi!! Mi sembra di essere tornato in un mondo libero, dimenticando che qui c’è una delle dittature più assurde dell’Asia centrale  impostata sul culto della personalità del leader maximo.
La strada è pessima, completamente deformata e piena di buche. Si lotta per non cadere.
Quando arrivo a Mary è ormai buio e per trovare un albergo giro diverse volte per il centro, In compenso faccio in tempo a vedere certi monumenti e palazzi del potere incredibilmente kitch, tutti in marmo bianco che devono essere costati una fortuna. E su ogni facciata c’è la foto gigantesca del presidente seduto alla scrivania intento a lavorare per il bene del paese, naturalmente.
Trovo finalmente sistemazione in un albergo decente. Proprio lì accanto c’è  un ristorante da cui proveniva musica a tutto volume. Mi ci infilo e finalmente vedo gente che magia e balla e beve a tutto spiano. Oh! Finalmente un po’ di vita!! E vai con shaslik e due birre. 
 

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