Il paesaggio è ormai quasi desertico, tanto arido che non si vedono più i pastori con le loro greggi. Totalmente pianeggiante quindi noioso. Un vento forte di traverso mi ha perseguitato per tutta la giornata, ed era così forte che sollevava tanta polvere che a volte sembrava di essere avvolti nella nebbia. Fortunatamente la strada è accettabile anche se piena di insidie. Il tutto ad una temperatura tra i 105 e 110 gradi F.
Ciò che distingue le strade Iraniane da quelle Turche è la totale mancanza di punti di ristoro. I distributori di benzina turchi oltre ad essere frequenti sono delle vere e proprie oasi dove ci si può ristorare e godere di un po’ di ombra, oltre che di W.C. quasi sempre impeccabili. In Iran niente di tutto questo. Quei pochi che esistono sono molto trasandati, senza un albero e almeno un frigorifero con po’ da bere. Ci si deve accontentare dei venditori occasionali di frutta che a volte hanno qualche bibita. Attraversando qualche cittadina si può rimediare ad una arsura che non ho mai provato in vita mia.
Finalmente verso il tramonto arrivo a Esfahan, che mi da subito una buona impressione perché tutte le strade principali hanno molti alberi.
Trovo un albergo più che decente e dopo una bella doccia vado a dormire.
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